Seguci su twitter

Categorie

30 novembre 2018 – nota economica giornaliera

CINA – Nelle scorse ore sono stati pubblicati i PMI ufficiali rilevati dal NBS, che hanno mostrato un ulteriore rallentamento per il 4° mese consecutivo sia dell’attività manifatturiera (l’indice di diffusione è sceso da 50,2 a 50,0) e sia quella non manifatturiera (da 53,9 a 53,4).
In generale la domanda estera resta l’anello debole, ma anche la dinamica degli ordini domestici sta scivolando verso il basso.
Pur rimanendo sotto 50, sono salite marginalmente sia la componente degli ordini esteri (a 47 da 46,9 in ottobre) sia quella dell’occupazione, mentre è scesa quella degli ordini interni (a 50,4 da 50,8 in ottobre) e della produzione.
La variazione più ampia è stata registrata dalla componente dei prezzi degli input, scesa di 7,7 punti a 50,3, in linea con brusco calo delle quotazioni petrolifere; è salita invece la componente delle scorte.
Nel dettaglio dell’indice PMI non-manifatturiero, la componente degli ordini totali è rimasta invariata mentre, dopo essere rimasta sotto 50 per sei mesi con un minimo in ottobre a 47,8, è addirittura salita a 50,1 quella degli ordini esteri.
Il PMI dei servizi è salito a 52,4 da 52,1 in ottobre.
Al contrario il PMI del settore costruzioni è sceso a 59,3 in novembre (da 63,9 in ottobre), riportandosi poco sopra il valore di agosto.
La componente degli ordini interni è lievemente salita e le aspettative sono balzate sui massimi della serie. La componente occupazione è scesa sia per il settore dei servizi sia per il settore manifatturiero.

EUROZONA – L’indice di fiducia economica ESI elaborato dalla Commissione Europea, a novembre è scivolato di due decimi a 109,5.
Si tratta di un livello coerente con una crescita del PIL appena al di sopra del potenziale.
La fiducia presso le famiglie è peggiorata marcatamente (-1,2 punti), un calo diffuso a tutti i sotto indici.
Il pessimismo è più pronunciato in Francia e Italia. La fiducia presso le imprese è migliorata (0,4 punti) nell’industria e nel commercio al dettaglio (0,2 punti), mentre nei servizi e nelle costruzioni è rimasta invariata ma sempre su livelli elevati. Nel manifatturiero si registra un miglioramento delle attese per i prossimi mesi nonché una valutazione più positiva della tendenza recente della produzione.
Le attese sulla creazione di posti di lavoro sono aumentate sensibilmente nelle costruzioni, meno nel commercio al dettaglio, mentre sono rimaste circa invariate nell’industria e sono peggiorate nei sevizi.
Nel complesso, le attese occupazionali sono coerenti con una creazione sostenuta di posti lavoro nei prossimi due/tre mesi.

STATI UNITI – A ottobre, la spesa personale aumenta di 0,6% m/m e il reddito personale cresce di 0,5% m/m, con indicazioni più forti delle attese che sosterranno la dinamica dei consumi nel 4° trimestre.
Il tasso di risparmio si assesta a 6,2% e il reddito disponibile reale è in rialzo di 0,3% m/m. Il deflatore aumenta di 0,1% m/m (1,8% a/a).
In generale i dati sono positivi, con segnali di crescita sempre sostenuta, ma senza eccessive pressioni inflazionistiche.

 

COMMENTI:

Secondo Reuters, il comitato economico e finanziario, organo tecnico a supporto dell’Ecofin, ha trasmesso un’opinione nella quale si indica come “doveroso” l’avvio di una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo contro l’Italia, segnalando come “fattore aggravante” l’invio di un budget rivisto che conferma gli obiettivi fiscali.

Negli USA, i verbali della riunione del FOMC di novembre confermano l’elevata probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre riportando che, secondo quasi tutti i partecipanti era probabile una mossa “piuttosto presto” se l’evoluzione dei prezzi e del mercato del lavoro fosse stata in linea con (o più forte) le aspettative.
Tuttavia, per quanto riguarda i rialzi del 2019, emerge una crescente incertezza: durante la riunione, il Comitato ha discusso possibili modifiche al comunicato stampa che possano trasmettere l’elevatissima dipendenza dalle informazioni dei dati.
I partecipanti hanno discusso se modificare l’affermazione, utilizzata da inizio anno, secondo cui sono attesi “ulteriori graduali rialzi”, che potrebbe essere interpretata dal mercato come un’indicazione di aumenti su base trimestrale.
Anche se l’obiettivo del FOMC fosse di ridurre la reazione di fronte a eventuali cambiamenti di rotta sui tassi e segnalare che non è scontato un ritmo di un rialzo al trimestre, ex-ante potrebbe portare comunque ad una maggiore volatilità.
Diversi partecipanti hanno segnalato preoccupazione riguardo oltre che agli effetti negativi delle politiche economiche, anche sui rischi collegati ai crescenti livelli di indebitamento delle imprese come possibile fattore da monitorare per l’evoluzione della politica monetaria.
In conclusione, i verbali segnalano il probabile rialzo dei tassi a dicembre, ma confermano l’incertezza dello scenario successivo, che probabilmente verrà rivisto di volta in volta a seconda dell’evoluzione dei dati.

 

L’indice del dollaro è rimasto stabile ieri dopo la brusca correzione di mercoledì sulla scia delle parole di Powell.

L’euro, in un contesto di bassa volatilità, è rimasto stabile sul dollaro dopo il recupero dei giorni scorsi, scambia ora a 1,1389.

La sterlina ha iniziato a perdere terreno ieri dopo la diffusione dell’analisi di Bank of England sul possibile effetto di una hard brexit in termini di crescita economica, registrando un calo dello 0,5% contro USD, riportandosi in area 1,2788. Contro euro il movimento è stato speculare (-0,5%) e scambia ora a 0,8911. La discussione in Parlamento sul testo dell’accordo inizierà il prossimo 4 dicembre, per cui la prossima settimana sarà molto volatile e cruciale.

Lo yen per la seconda settimana vede una riduzione sensibile della volatilità contro dollaro lasciandosi praticamente fermo all’interno del canale 113,30-113,50.

 

MARKET MOVERs:

Area euro – La stima preliminare per il mese di novembre potrebbe mostrare un calo dei prezzi al consumo, spiegato dal rallentamento dell’energia ma anche da una dinamica sfavorevole dei prezzi interni. Nei prossimi mesi, se fosse confermato il calo del prezzo del greggio, contribuirà a frenare la dinamica complessiva dell’inflazione. Verranno diffusi anche i dati nazionali sui prezzi al consumo di Francia e Italia.

Sempre in Area Euro si attendono i dati sul mercato del lavoro, un fattore chiave per l’accelerazione ancora modesta dei salari e prospettive di rialzo dei prezzi interni.

In Italia, la seconda stima potrebbe confermare che il PIL non è cresciuto nei mesi estivi e che la dinamica annua è rallentata. Occorrerebbe un’accelerazione molto forte nei mesi finali dell’anno (ad almeno 0,4% t/t) per avere un consuntivo 2018 superiore all’1%, improbabile a nostro avviso. Inoltre si attende il dato mensile sull’occupazione.

La riunione del G20 non riveste più una particolare importanza, ma potrebbe acquisire rilievo se facesse da cornice a sviluppi nel confronto bilaterale fra Stati Uniti e Cina o di quello fra Arabia Saudita e Russia sul controllo della produzione petrolifera.