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18 ottobre 2018 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – I nuovi cantieri residenziali a settembre correggono a 1,201 mln da 1,268 mln di agosto. Il calo colpisce sia il comparto unifamiliare (-0,9% m/m) sia quello più volatile delle unità multifamiliari (-15,2% m/m). L’andamento dei cantieri da fine 2017 è stato molto volatile, ma il trend di fondo è moderatamente negativo (-3,3% a/a) per via della forte flessione delle unità multifamiliari (-12,9% a/a), mentre nel segmento unifamiliari la variazione è modestamente positiva (+1,6% a/a). Le licenze calano di -0,6% m/m, a 1,241 mln e danno indicazioni di modesta correzione dell’attività nel settore nei prossimi mesi. Le unità in costruzione a settembre sono poco variate rispetto ai mesi precedenti, mentre le unità completate calano e segnalano che anche nel 3° trimestre gli investimenti residenziali probabilmente daranno un contributo negativo alla crescita del PIL.

STATI UNITI – I verbali della riunione del FOMC di settembre hanno confermato la visione di consenso a favore di ulteriori rialzi dei tassi e l’importanza dell’evoluzione dei dati per il sentiero della politica monetaria. Il focus nei verbali è concentrato sulla valutazione riguardo all’opportunità di portare i tassi in territorio restrittivo. Nell’insieme, è stato confermato un ampio consenso a favore del proseguimento dei rialzi e la convinzione che i tassi debbano essere portati al di sopra del livello di più lungo termine. Tuttavia il mercato ha reagito con un rialzo dei rendimenti, ma non ha ancora scontato appieno i rialzi dei tassi previsti nella prima parte del 2019, dato che assegna una probabilità solo poco sopra il 50% per un rialzo a marzo, dopo quello previsto per dicembre. Lo scenario futuro potrebbe prevedere comunque tre rialzi nel 2019 (ogni tre mesi) senza pause. In seguito, i dati determineranno se la mossa successiva sarà un rialzo o una riduzione.

 

COMMENTI:

AREA EURO – L’Euro Summit di oggi farà il punto sui negoziati relativi alla riforma dell’Unione Economica e Monetaria. In particolare, entro la fine di quest’anno era previsto che venisse raggiunto un accordo sulla riforma dell’ESM e sul suo utilizzo come finanziatore del Single Resolution Fund (SRF), e anche che fosse delineato un percorso per arrivare a un’assicurazione europea sui depositi. Le crescenti difficoltà dei partiti moderati in Germania e Francia, nonché lo spostamento verso posizioni contrarie all’integrazione europea avvenuto in altri paesi, come l’Italia, potrebbero rendere ancora più difficile un compromesso.

REGNO UNITO – Non essendo stati conseguiti i progressi nel negoziato fra UE e Regno Unito, non sarà convocato a novembre il consiglio europeo straordinario dedicato all’accordo di recesso del Regno Unito. L’UE attende che il Regno Unito risolva i suoi problemi interni e che il primo ministro britannico riesca a far accettare un’estensione del periodo transitorio a 33 mesi, nonché le altre condizioni necessarie a garantire una soluzione del problema del confine irlandese. I rischi di una frattura della maggioranza e una crisi politica inglese sono ora più alti ora che si è capito che l’unica vera strategia di Theresa May è il temporeggiamento, non avendo più proposte concrete e condivise da presentare nei negoziati. È possibile, a questo punto, che gli altri Paesi UE siano comunque costretti a prepararsi concretamente all’eventualità di una Brexit senza accordo.

Negli Stati Uniti, i verbali della riunione del FOMC mostrano che “quasi tutti” i partecipanti erano favorevoli a rimuovere il giudizio di politica monetaria “accomodante”, sulla base del fatto che mantenendola si sarebbe dato un “falso senso di precisione” riguardo alla stima della neutralità, che invece è molto incerta. L’incertezza sulla stima della neutralità implica che i dati siano sempre più cruciali per determinare la politica monetaria nel prossimo biennio. In ogni caso, per ora non ci sono segnali della volontà di interrompere il sentiero dei rialzi nei prossimi trimestri. “Alcuni” ritengono che la politica monetaria debba diventare “modestamente restrittiva per un certo tempo” per contrastare una crescita al di sopra del potenziale. Un parte dei partecipanti “giudica che sarà necessario alzare il tasso dei fed funds al di sopra della loro valutazione del livello di più lungo termine” per evitare un overshooting dell’inflazione o squilibri finanziari. Solo “un paio” di partecipanti sono contrari a rialzi sopra la neutralità senza segnali chiari di surriscaldamento e di inflazione in rialzo.
Il messaggio dei verbali evidenzia la convinzione diffusa nel FOMC che il sentiero dei tassi nel prossimo biennio probabilmente supererà, se pure in misura limitata, il livello neutrale.
Diversi partecipanti riportano di avere rivisto verso l’alto le previsioni di crescita, senza però modificare in modo significativo il loro scenario. Altri ritengono che lo stimolo fiscale abbia portato a un’accelerazione della crescita, nonostante l’effetto restrittivo dei nuovi dazi. Il Comitato ha anche indicato che la tendenza del tasso effettivo dei fed funds verso la parte alta non sia dovuta a scarsità di riserve, pertanto nei verbali non si riportano commenti su ulteriori modifiche al tasso di interesse pagato sulle riserve, ma indicazioni potrebbero comparire alla prossima riunione per preparare un intervento a dicembre in concomitanza con l’atteso rialzo dei fed funds.

 

La diffusione dei verbali del FOMC di settembre ha sostenuto ancora una volta il dollaro, con il treasury decennale a quota 3,20% e ha chiarito ancora meglio la politica della Fed. L’indice del dollaro si è rafforzato dopo l’uscita dei verbali, risalendo dello 0,6%.

A farne le spese l’euro che è sceso dello 0,8% ed è tornato a scambiare sotto 1,1500; si trova ora sul livello di 1,1483.

La sterlina ha ceduto lo 0,7% contro USD, scambia ora a 1,3085, mentre contro euro è rimasta invariata a 0,8777 dopo il nuovo nulla di fatto al vertice europeo.

Yen in marginale indebolimento contro USD (-0,3%) a 112,48.

 

MARKET MOVERs:

L’unico dato in agenda oggi negli USA è l’indice della Philadelphia Fed.

Nessun dato in uscita nell’eurozona.

Nel Regno Unito si attendono le vendite al dettaglio di settembre.